La bottega del sughero da 161 anni nel cuore di Genova


Da fabbrica di sughero a bottega dove si trova tutto per vino, olio, birra e conserve

pubblicato il 25 marzo 2016

Entrare nel piccolo “regno” di Carlo Luico in salita Santa Caterina a Genova non può lasciare indifferenti. Si rimane incantati dal «disordine organizzato», come dice lui stesso, degli oggetti in vendita: tappi e turaccioli di ogni tipo, bottiglie di ogni foggia e grandezza, contenitori in vetro e plastica, ma anche spago per alimenti e non, di tutte le misure («siamo tra i pochi a tenere così tante varietà», sottolinea), oggetti per il travaso del vino, per pulire e scolare le bottiglie, etichette e molto altro.

La G.M. Luico è stata fondata nel 1855 dal bisnonno di Carlo Luico: «La prima medaglia d’argento la ricevette nel 1879 a un’esposizione di sugheri – racconta – poi l’attività è stata rilevata da mio nonno, da mio padre, che è stato in negozio sino a 95 anni e ora, da febbraio, è mia figlia Rosanna a essere la titolare».
All’inizio la famiglia Luico lavorava il sughero: «Avevamo in affitto dei boschi, che ora non esistono più, in zona Finalmarina e Pietra Ligure».
La trasformazione del sughero in turacciolo è lunga e richiede tempo: «La corteccia si può tagliare ogni certo numero di anni non più di un terzo del tronco e dei rami, poi va fatta stagionare per 14-16 mesi, successivamente arriva la fase più delicata, la bollitura per eliminare i microrganismi che altrimenti conferiscono al vino il classico “odore di tappo”, segue il taglio, la pressatura, la spianatura e poi la realizzazione dei turaccioli». Prima che Piccapietra venisse trasformata come la vediamo oggi, ospitava la fabbrica dei Luico: «Nel periodo tra le due guerre il contratto con la ditta Arrigoni per i dischi di sughero che servivano per le conserve, prevedeva una fornitura di 5000 pezzi al giorno e in certi periodi anche di più». Da bambino Carlo Luico si divertiva a preparare i dischi di sughero per i medicinali con un piccolo tornio: «Il più piccolo aveva un diametro di 6 millimetri». All’epoca non esistevano altri modi per isolare i contenitori.
Ora il mercato è cambiato, con l’invenzione dei tappi di plastica, di silicone e le corone (le grette), Luico acquista semilavorati e si è orientato su un business più allargato, «prima avevamo osterie e alberghi come clienti, seguivamo gli hotel Columbia, Bristol, Savoia, perché imbottigliavano il loro vino, ora le nuove leggi lo vietano e quindi non sarebbe più possibile».
Luico è una fucina di aneddoti: «Tra i nostri clienti c’era Gilberto Govi, mio padre gli faceva i ravioli o le cosce di pollo di sughero, per le scenografie, il compenso non era in denaro ma in biglietti omaggio. Mio nonno mi raccontò che anche Garibaldi è stato nostro cliente. Inoltre, nel museo di Storia Naturale, lo scheletro di balena ha componenti in sughero, che consentono di tenere insieme i raccordi tra le ossa che si erano deteriorati, li ha fatti mio padre».
Basta restare qualche minuto nella bottega di Luico per capire che i clienti arrivano convinti di trovare tutto. Addirittura una signora confida di essere venuta appositamente da Milano per acquistare le «bottiglie per d’olio con i tappi magici che si trovano solo qui».
Luico confida che anche il suo negozio ha risentito della crisi: «Lavoriamo col privato, ma si incassa di meno perché la gente vuole risparmiare, anche se il nostro genere è di nicchia ma necessario, c’è stata una flessione negli ultimi due-tre anni».
Nella bottega si può ammirare anche una collezione di etichette storiche: «Avranno 100 anni, alcune sono fatte con sistemi ormai desueti, ma mi capita ancora di avere clienti interessati».
Il nuovo mercato è quello delle bomboniere: «In tanti pensano di regalare olio, vini, liquori o conserve, due sposini a Reggio Emilia mi hanno ordinato 110 oliere che consentono di ospitare due liquidi diversi, conterranno erba luisa e nocino, un bel contrasto di colori».
Ultimamente nel negozio arrivano anche i turisti. La G.M. Luico fa parte del circuito delle botteghe storiche che dall’anno scorso è diventato anche ufficialmente un itinerario turistico organizzato.

Articolo pubblicato il 25 marzo 2016 su BJ Liguria